mercoledì 10 agosto 2016

Danni a lungo termine da consumo di ecstasy

Il consumo di ecstasy in Italia sta avendo una impennata verticale dovuta verosimilmente alla combinazione dei seguenti fattori:
 
  • facile reperibilità dovuta al bassissimo costo della singola pasticca (5-10€);

  • non perseguibilità dell'eventuale consumo;
  • convincimento nei giovani dell'assoluta innocuità della sostanza;
  • via di assunzione facile e che non espone a rischi di infezioni (AIDS,epatiti);
  • mancanza di segni evidenti della sua assunzione già a distanza di alcuneore;
  • ampia circolazione della sostanza base in Europa facilitata dall'assenza di controlli alle frontiere dopo la Convenzione di Schengen.
 
Va segnalata, inoltre, la tendenza da parte dei giovani a considerare l'assunzione di ecstasy come uno status symbol del gruppo di appartenenza.
 
A fronte della diffusa convinzione tra gli utilizzatori di una assoluta, o almeno relativa, innocuità della sostanza, sono ormai ben consolidate le conoscenze mediche scientifiche sulle forme prevalenti di tossicità, soprattutto acuta, da assunzione di ecstasy.
In particolare, sono numerose le segnalazioni nella letteratura medica internazionale e sono stati segnalati, sia pur sporadicamente in Italia, casi di soggetti che presentano danni neurologici da assunzione cronica di ecstasy. L'ipotesi che potessero manifestarsi sul piano clinico tutta una serie di segni e sintomi neurologici era stata già avanzata dai Tossicologi, che avevano individuato nella formula di struttura dell'Ecstasy la contemporanea presenza di sostanze simili alla Mescalina ed alle Anfetamine, di cui sono noti gli effetti sul sistema nervoso centrale ed hanno focalizzato la loro attenzione sulla diminuzione dell'attivita' serotoninergica che si osserva in questi soggetti. Valutazioni psicologiche hanno messo in evidenza alterazioni importanti della memoria recente e dell'ideazione in soggetti dediti all'ecstasy.
Un aspetto preoccupante appare quello di possibili degenerazioni neuronali di centri nervosi vegetativi profondi, osservati per ora sporadicamente in alcuni soggetti, che si accompagnano a manifestazioni cliniche simil-parkinsoniane, come riduzione dell'attivita' mimica facciale e rallentamento dei movimenti, in particolare della deambulazione e difficolta' a mantenere una corretta postura.
Un punto da sottolineare e' che in ormai numerosi casi si sono verificati morti o danni permanenti anche per singole assunzioni di queste sostanze, cosi' da far sospettare che possano esistere soggetti ipersensibili (poor metabolizers ?) o che le vie metaboliche possano essere alterate dalla contemporanea assunzione di altre sostanze (cannabis, alcool ?). In questo ultimo caso i danni neuronali deriverebbero dalla eccessiva produzione di radicali liberi a fronte di un numero ridotto di "scavengers", cioe'sostanze prodotte dall'organismo in grado di bloccarli ed antagonizzarne cosi' gli effetti negativi.
Lo stesso meccanismo (cattiva metabolizzazione ed riduzione di molecole "scavenger") è responsabile dei casi di danno epatico iperacuto, evenienza non frequentissima in assoluto ma ampiamente segnalata nella letteratura medica. In uno studio recente, l’assunzione di ecstasy rappresentava la seconda causa farmacologica di insufficienza epatica acuta grave, tale da portare in alcuni casi il paziente al trapianto di fegato d’urgenza.
La tossicità cronica da ecstasy, nell’uomo, è meno conosciuta, ma i presupposti teorici e varie evidenze sperimentali fanno purtroppo prevedere danni neuronali e psichiatrici estremamente variegati che possono potenzialmente portare a situazioni di inabilità lavorativa anche di grado elevato. Il disagio sociale per le famiglie ed il costo per la società civile sarebbero altissimi, trattandosi per lo più di giovani ancora in eta'scolare, iscritti all'universita' o che si sono appena affacciati al mondo del lavoro. E’ stata anche di recente segnalata la capacità dell’ecstasy di indurre un processo di fibrosi epatica accellerata e di stimolare l’attività delle "cellule stellate" che nel fegato sono deputate alla produzione di collagene. Queste osservazioni sia cliniche che sperimentali fanno postulare la possibile esistenza di un danno epatico legato anche da assunzione cronica di ecstasy ed impongono di indagare sulle possibili sinergie tra ecstasy e fattori già noti di danno epatico cronico (virus, alcool …). Inoltre, recenti dati della letteratura scientifica internazionale segnalano un possibile aumento di malformazioni fetali, particolarmente cardiache, in feti di donne consumatrici di ecstasy, e particolare attenzione va posta ai rischi per la madre e all'eventuale maggiore incidenza di aborti spontanei.
 
Partendo da tali premesse, appare altamente necessaria una forte unita' di intenti tra pubblica amministrazione, istituzioni, sistema sanitario, università' e centri qualificati di ricerca per evidenziare e valutare la portata dei possibili danni acuti e cronici derivanti dalla assunzione di ecstasy.
Un indispensabile punto di partenza è rappresentato dalla creazione di un "REGISTRO NAZIONALE". Sulla base di quanto oggi noto, il Registro dovrà, nelle sue diverse sezioni, essere dedicato alla raccolta dei dati relativi ai casi di alterazioni neuro-comportamentali in soggetti consumatori di ecstasy, alle intossicazioni acute, riportando sia le alterazioni neurologiche(convulsioni ecc.) che quelle epatiche. La creazione del Registro permetterà di poter instaurare un programma di follow-up uniforme e di identificare quindi le conseguenze croniche dell’assunzione di ecstasy. Una sezione specifica sarà dedicata all'individuazione dei rischi da assunzione di ecstasy in gravidanza. Le conoscenze che sarà possibile derivare dal Registro rappresentano il presupposto per individuare l'etiopatogenesi dei diversi fenomeni e poter cosi' impostare una corretta e quanto più' possibile precoce terapia.
 
I giovani ed i ragazzi che assumono ecstasy si stanno, paradossalmente, sottoponendo in modo "apparentemente" volontario ad un "esperimento scientifico" che forse solo la "follia collettiva" che ha generato le sperimentazioni degli scienziati nazisti dei "campi" poteva immaginare: la somministrazione ripetuta, su soggetti in buona salute e in età evolutiva, di sostanze chimiche delle quali non si conoscono completamente gli effetti e che vengono costantemente modificate alla ricerca di una maggiore "potenza".

Solo partendo dall’osservazione di un numero consistente di casi clinici di soggetti che presentino alterazioni neurologiche, psichiatriche o epatiche dopo assunzioni ripetute di ecstasy, raccolti in un "Registro Nazionale", sarà possibile nel tempo individuare sintomi comuni ed pattern di evoluzione al fine di impostare la successiva fase della definizione di opportuni trattamenti terapeutici, farmacologici e riabilitativi.
 
L’operatività del progetto prevede:
 
  1. La divulgazione tramite i "media" della creazione del " Registro Nazionale ".

  2. Nel Registro tutti i medici italiani potranno far confluire le proprie segnalazioni su casi di tossicità neurologica e/o psichiatrica da ecstasy.
  3. Una sezione del Registro sara' riservata alle segnalazioni di possibili danni epatici o di altri organi interni.
  4. Un'apposita sezione del Registro sara' dedicata ai casi di malformazioni fetali in donne che abbiano assunto ecstasy durante la gravidanza.
  5. Il Parco Scientifico Biomedico fornirà al medico segnalante una scheda informativa che servirà per la raccolta dati, naturalmente mantenendo l’anonimato del paziente
  6. La creazione di un sito internet dedicato, con le informazioni sui rischi dell’assunzione di ecstasy. Una parte del sito sarà accessibile solo tramite parola chiave, per informazioni di carattere medico specialistico e scambio di informazioni tra medici ( chat line chiusa )
  7. Proseguendo nello studio potranno essere forniti ai medici gli indirizzi di Centri di riferimento pubblici ove eseguire test diagnostici specifici, per tutte le suddette implicazioni patologiche o altre eventualmente segnalate. L’individuazione di questi centri di riferimento è una delle finalità del progetto, che dovrà prevedere anche riunioni scientifiche cadenzate e contatti internazionali continui.
  8. Sulla base dei dati medici specialistici raccolti dovranno essere ipotizzati percorsi di reinserimento sociale e lavorativo per quei soggetti che presentino deficit di vario grado e natura, al momento non completamente individuabili.
  9. Possibilità di percorsi progettuali congiunti: Ricerca di Base Pubblica ed Industria.
 
L'assunzione di Ecstasy (3,4-methylenedioxymethamphetamine o MDMA) si associa a danno epatico acuto in una percentuale relativamente piccola e variabile dei consumatori abituali della sostanza, suggerendo un meccanismo di tipo idiosincrasico e non predicibile. Tuttavia, dati sperimentali e osservazioni cliniche recenti suggeriscono che l'assunzione cronica di Ecstasy possa associarsi sia ad episodi ricorrenti di epatite acuta che a forme subdole e progressive di danno epatico.
L'Ecstasy, come alcune altre categorie di farmaci psicotropi quali la cocaina e gli IMAO, provoca soprattutto un danno di tipo epatitico piuttosto che colestatico o misto come avviene invece per la clorpromazina, l'aloperidolo e gli antidepressivi triciclici.. L'epatotossicità acuta da Ecstasy si accompagna, come per la cocaina, ad una sindrome caratterizzata dall'insorgenza di ipertermia fulminante, coagulazione intravasale disseminata, rabdomiolisi e insufficienza renale acuta. L'MDMA viene normalmente metabolizzata dal citocromo CYP2D6 a livello epatico. Nel modello animale dei ratti Dark Agouti (DA), con deficit genetico dell'enzima CYP2D6, la somministrazione di MDMA si accompagna ad una rispostaesagerata alla sostanza, suggerendo che i soggetti geneticamente "cattivi idrossilatori" (circa il 5% nelle popolazioni bianche caucasiche) con bassi livelli di CYP2D6 possano essere predisposti alla ipertermia da MDMA e, verosimilmente alle forme iperacute di danno epatico.
Numerose sono ormai le segnalazioni nella letteratura internazionale di epatotossicità acuta e grave da Ecstasy. In uno studio recente, l'assunzione di ecstasy rappresentava la seconda causa farmacologica di insufficienza epaticafulminante, tale da portare in alcuni casi il paziente al trapianto di fegato d'urgenza. Il danno epatico acuto insorge sia dopo assunzione occasionale che cronica di Ecstasy con un periodo di latenza variabile da giorni a settimane dall'inizio dell'uso della sostanza. Nei casi in cui è stata effettuata la biopsia epatica, un infiltrato eosinofilo negli spazi portali, indice di meccanismi di ipersensibilità immunomediata, è stato messo in evidenza in molti ma non in tutti ipazienti. In alcuni casi sono stati descritti episodi ricorrenti di epatite acuta dopo riassunzione della sostanza e una cronicizzazione del danno con rapida evoluzione in fibrosi. Un recentissimo studio sperimentale ha dimostrato che l'MDMA stimola in vitro la produzione di collagene da parte delle cellule stellate o cellule di Ito, le cellule accessorie epatiche deputate alla produzione di matrice extracellulare e responsabili della produzione di collagene nella fibrosi e nella cirrosi epatica. Queste osserrvazioni danno un supporto patogenetico importante per la comprensione della insorgenza "rapida" di fibrosi ed eventualmente per la possibile progressione in cirrosi nei casi con danno epatitico protratto nel tempo.
Dall'analisi dei dati della letteratura sembrano emergere due quadri clinici prevalenti. Il primo, simile a quanto osservato anche per l'assunzione di cocaina, è caratterizzato dalla presenza di manifestazioni sistemiche acute (ipertermia etc.) con insorgenza del danno epatico iperacuto a breve intervallo dalla assunzione del farmaco. Il secondo, che insorge dopo un intervallo variabile, è caratterizzato da un danno epatico di tipo acuto e/o fulminante senza manifestazioni sistemiche. Lo screening tossicologico per l'MDMA è positivo nel primo caso e, solitamente, negativo nel secondo.
La diffusione dell'assunzione di Ecstasy fa sì che essa rappresenti di fatto una causa importante di danno epatico e di epatite da tossici. A causa della sua presentazione con danno epatico anche non accompagnato dai sintomi sistemici associati alla tossicità acuta da MDMA una tossicità epatica da Ecstasy dovrebbe essere sospettata in tutti i pazienti giovani adulti ed adolescenti che presentano un quadro di epatite acuta con marcatori virali negativi. Inoltre, tenendo conto della possibile esistenza di quadri clinici subdoli con danno epatico di diversa entità e fibrosi progressiva in assenza di sintomatologia clinica nei soggetti che l'assumono cronicamente, la presenza di danno epatico dovrebbe essere investigata in tutti i soggetti che fanno uso di Ecstasy.